venerdì 19 febbraio 2016

[NOR] Be Monsters, BE MOTORPSYCHO

Motorpsycho - da sinistra:  
Hans Magnus Ryan (chit, voce), Kenneth Kapstad (batt), Bent Sæthe (voce, basso)
I norvegesi Motorpsycho sono una delle rock-band più gratificanti e sorprendenti di tutti i tempi, anche quelli futuri.  
È un'esagerazione?
No.
Però è riduttivo: scrivere rock-band serve per avvicinarsi in maniera approssimativa a una definizione più o meno attendibile. I Motorpsycho fanno musica aperta e hanno un obiettivo: non fermarsi mai, neanche di fronte agli ostacoli.
Altra esagerazione?
Ma no. 
Partiamo dal nome: Motorpsycho. Un sostantivo composto. Non è in lingua norvegese bensì in inglese, anzi in americano. Infatti  è il titolo di un celebre (e per molti versi imprescindibile) film del 1965, scritto e diretto dal regista erotomane Russ Meyer, narratore appassionato di storie assurde, popolate da uomini poco raccomandabili e da donne prorompenti, energiche ma non del tutto equilibrate.
Locandina del film Motorpsycho (1965) di Russ Meyer

Fine dello spazio dedicato al cinema vintage, torniamo alla musica.
I Motorpsycho si costituirono a Trøndertun, Melhus nel 1989 e oggi fanno stabilmente base a Trondheim, la terza città più grande della Norvegia.
A beneficio di chi non sapesse nulla di loro, facciamo un po' di nomi:
Hans Magnus Ryan (chitarra ritmica e solista, voce, arrangiamenti),
Bent Sæther (voce solista, basso, testi),
Kenneth Kapstad (batteria e percussioni).
Vantano una nutritissima discografia che comprende piccoli e grandi capolavori. Citarne qualcuno è quanto meno doveroso: Demon Box (1993), Let Them Eat Cake (2000), Phanerotyme (2001), Black Hole/Black Canvas (2006), Little Lucid Moments (2008), The Death Defying Unicorn (2011), Behind The Sun (2014).
A volte le copertine degli album sono orribili (prendete la natura morta - effettivamente si tratta di verdure e frutta prossime alla decomposizione - de Still Life With Eggplant del 2013) ma, a pensarci bene, una copertina discutibile è l'ultimo dei problemi: la musica viene prima, durante e dopo ogni cosa, almeno qui. Comunque va detto che non tutte le copertine dei loro album sono repellenti: all'opposto, la copertina del citato The Death Defying Unicor è uno squisito esempio di eleganza formale e le illustrazioni del libretto allegato al disco sono avvincenti.
Illustrazione tratta dal libretto de The Death Defying Unicorn
La ricerca che i Motorpsycho conducono sin dal loro debutto li ha visti rapportarsi con stili musicali che rientrano nel comparto rock ma si aprono anche verso altri mondi: psichedelia, progressive (sempre più presente nei loro lavori degli ultimi 6/7 anni), noise, jazz, ambient sperimentazione e perfino world music.
Hell boys

Spesso ai tre musicisti che vedete in posa qui sopra si uniscono eccellenti collaboratori, per esempio il chitarrista svedese Nils Reine Fiske (attivo con i Dungen e presente in numerosi altri progetti).
Visto che la discografia dei Motorpsycho comprende una trentina di album, cosa vi suggeriamo di ascoltare se ancora non li conoscete? Scegliete un disco qualsiasi dei Motorpsycho, sì uno qualsiasi e aprite le orecchie: non vi deluderà.
L'ennesima esagerazione?
Assolutamente no.
Motorpsycho dal vivo al Bronson di Ravenna

Storia recente: nel 2014 i Motorpsycho ricevettero una commessa dal Norwegian Technical Museum. Chiamarono il tastierista/compositore Ståle Storløkken (già con Elephant9, Supersilent e altri) e scrissero/suonarono una serie di nuovi brani, che furono eseguiti come da accordi al citato Museo. Perché non incidere quelle canzoni e farne un bel disco nuovo? si chiesero successivamente. Sbrigàti i vari impegni del biennio 2014/15 (tour, collaborazioni e via dicendo) i Motorpsycho hanno rimesso mano ai brani. L'ottimo Storløkken non ha potuto raggiungerli in sala d'incisione a causa di impegni improrogabili ma il trio non si è fermato ed è nato Here Be Monsters, uscito come di consueto per l'etichetta Rune Grammofon il 12 febbraio scorso.
Per dettagli e pre-ascolti: cliccate qui.
La copertina di Here Be Monsters

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